Casa, finisce il “Caso Lodi” in FVG: incostituzionale chiedere documenti aggiuntivi ai soli stranieri

Tipologia del contenuto:Comunicati stampa

La Corte Costituzionale, con sentenza 15/2024 depositata oggi, ha dichiarato incostituzionale l’art. 29 , comma 1bis L.R. 1/2016 nella parte in cui prevede che i cittadini stranieri debbano presentare documenti aggiuntivi attestanti l’assenza di proprietà di alloggi nei paesi di origine e di provenienza, diversi e aggiuntivi rispetto a quelli che devono presentare i cittadini italiani.

Finisce così la lunga battaglia condotta dalla regione Friuli Venezia Giulia contro i cittadini stranieri mediante la richiesta di documenti aggiuntivi per avere contributi regionali per pagare l’affitto o per accedere agli alloggi pubblici. Nel corso del lungo contenzioso erano già intervenute numerose decisioni favorevoli da parte dei tribunali già prima di questa sentenza (ad oggi almeno una ventina, con rilevanti spese a carico della finanza regionale). A seguito di ciò, la regione Friuli Venezia Giulia era stata obbligata a modificare il regolamento regionale già lo scorso anno, ma aveva comunque impugnato tutte le sentenze in appello e in Corte di Cassazione. Oggi tutti questi giudizi devono considerarsi definitivamente risolti.

La sentenza, pur derivando da una causa nella quale si discuteva del solo “contributo affitti”, riguarda una norma che trova applicazione anche all’accesso all’abitazione che quindi già ora deve essere garantito in modo paritario a tutti gli stranieri.

Va sottolineato, infine, che sebbene la decisione della Corte costituzionale sia stata assunta nei confronti di persone straniere titolari di permesso di lungo periodo (cioè il permesso a tempo indeterminato), essa rechi argomentazioni estensibili anche a chi è titolare di altri permessi come quello per famiglia o per lavoro per i quali il diritto dell’Unione europea prevede una disposizione del tutto analoga a quella applicabile ai soggiornanti di lungo periodo.

L’ASGI ha seguito la vicenda sin dalla presentazione della bozza di riforma regionale sulle politiche abitative presentato nel 2019, denunciandola come un nuovo “Caso Lodi”, un’altra triste vicenda di discriminazione che aveva portato la città lombarda alla ribalta nazionale, perché bambini e bambine furono divisi tra chi mangiava in mensa e chi no, tra chi saliva sullo scuola bus e chi andava a piedi, a causa di un regolamento che aveva introdotto per le famiglie straniere richieste simili a quelle inserite in Friuli Venezia Giulia. Regolamento comunale anch’esso dichiarato illegittimo.

L’Associazione ricorda l’importanza del principio di non discriminazione per l’attuazione di politiche sociali volte a promuovere i valori dell’inclusione e della coesione sociale, quali beni dell’intera collettività e che richiedono dunque misure centrate sulla risposta alle effettive situazioni di bisogno, senza distinzioni fondate direttamente o indirettamente sulla nazionalità dei beneficiari.

Foto di Tima Miroshnichenko da Pexels

Tipologia del contenuto:Comunicati stampa