Sea Watch 3, ASGI: Il diritto allo sbarco non va limitato alle persone vulnerabili

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Illegittima la direttiva del Ministero dell’Interno: chi salva le persone non è un pericolo per la sicurezza dello Stato

L’IMRCC di Roma (Comando di Guardia Costiera), sulla base di precedenti direttive impartite dal Ministro dell’Interno italiano, ha notificato una intimazione a non entrare in acque territoriali italiane all’equipaggio della Sea Watch 3. Tale equipaggio ha tratto in salvo 65 naufraghi in fuga dalla Libia in cui è in corso un conflitto armato e si trova ai margini delle acque territoriali italiane, ma questa circostanza viene incredibilmente ritenuta dalle autorità amministrative italiane una attività offensiva e pregiudizievole al buon ordine e alla sicurezza dello Stato.

L’intimazione è fondata su una direttiva ministeriale del 15 maggio 2019 motivata anche con i “rischi di ingresso nel territorio nazionale di soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica in quanto trattasi spesso di cittadini stranieri privi di documenti di identità e la cui nazionalità è presunta sulla base delle rispettive dichiarazioni”.

Chiunque conosca il diritto d’asilo sa che da sempre, in tutto il mondo, ogni richiedente asilo per riuscire a fuggire dal proprio Paese quasi mai può tenere con sé documenti di identificazione e che perciò quasi mai l’ingresso degli stranieri richiedenti asilo può essere regolare.

Un eventuale rischio per la sicurezza va verificato con gli strumenti di legge opportuni, una volta avvenuto lo sbarco di tutte le persone nel rispetto delle normative vigenti. Il Ministero dell’Interno non può decidere a chi assegnare i diritti, come avvenuto con lo sbarco a Lampedusa di soli 18 dei 65 naufraghi perché più vulnerabili .

E’ perciò evidente che la direttiva è illegittima allorché afferma che la nave soccorritrice portando stranieri in situazione di soggiorno irregolare rischia di avere violato le norme italiane in materia di immigrazione e perciò di essere pericolosa per la sicurezza dello Stato.

Infatti le stesse leggi italiane sull’immigrazione (art. 10, comma 4 d. lgs. n. 286/1998) prevedono che le norme sui respingimenti non si applicano allorché si debba dare attuazione al diritto di asilo che l’art. 10 della Costituzione italiana garantisce ad ogni straniero a cui nel proprio Paese non sia garantito l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana. Esse, inoltre, prevedono che le persone giunte nel territorio italiano a seguito di operazioni di salvataggio in mare siano assistite, orientate e identificate (art. 10-ter).

Si violano, dunque, la Costituzione italiana e le leggi italiane che ogni Ministro ha giurato di osservare.
Contestualmente il Ministro dell’Interno ha pubblicamente accusato l’equipaggio della Sea Watch 3 di essere composto da “scafisti”, termine che, nel linguaggio corrente, è associato a coloro che commettono il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Tali affermazioni, in mancanza di qualsiasi riscontro oggettivo supportato da decisione giudiziaria definitiva, sono altamente diffamanti.

In queste circostanze, in cui ancora decine di persone sono bloccate in situazione di difficoltà al limitare delle acque territoriali italiane, occorre ribadire che anche le autorità italiane (indipendentemente da quelle di altri Paesi) hanno l’obbligo giuridico innanzitutto di garantire il diritto alla vita delle persone soccorse in mare; devono, dunque, rispettare i principi cardine del diritto internazionale del mare previsti nella Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio in mare, firmata ad Amburgo il 27 aprile 1979 e ratificata dall’Italia nel 1989, nella Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare, firmata a Londra il 20 gennaio 1914 e ratificata dall’Italia nel 1980 e la Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare,firmata a Montego Bay il 10 dicembre 1982 e  ratificata dell’Italia nel 1994. Attraverso il rispetto di tali norme devono, anche, adoperarsi affinché le persone che ne abbiano diritto, possano avanzare richiesta di protezione internazionale, in conformità alla Convenzione di Ginevra del 1951 ed alla pertinente normativa europea ed italiana in materia. Eventuali altre esigenze, peraltro inesistenti nel caso specifico, sono effettivamente secondarie rispetto a quanto sopra e, comunque, possono essere garantite senza compromettere i diritti dei singoli e la tenuta dello stato di diritto.
Tali normative impongono di adottare tutte le misure necessarie per soccorrere le persone in difficoltà e farle sbarcare nel più breve tempo possibile in un luogo sicuro (ovvero dove sia loro garantito l’aiuto necessario ed il rispetto dei diritti della persona, tra cui l’accesso alle cure mediche ed ogni corretta informazione al fine di potere esercitare il diritto di asilo ed accedere alla relativa procedura).

Quanto sta accadendo viola, invece, oltre che le norme su indicate, la Convenzione europea per i diritti dell’uomo ed, in particolare, il diritto alla vita la vita (art. 2), il divieto di trattamenti inumani e degradanti (art. 3), il divieto di respingimento verso paesi in cui si rischierebbe la vita (principio di non refoulement).

Nuovamente ribadiamo che la Libia, paese in cui infuria un sanguinoso conflitto e dove centinaia di cittadini stranieri sono detenuti in situazioni di tortura e di trattamenti disumani e degradanti, non è Stato sicuro come riaffermato da numerose organizzazioni internazionali .

Perciò ASGI deplora che il Governo italiano violi le norme costituzionali e gli obblighi internazionali dell’Italia, mettendo così a repentaglio la vita di persone inermi.

ASGI ritiene sia improcrastinabile che il Governo italiano:

– provveda immediatamente ad autorizzare l’accesso della Sea Watch 3 nel più vicino porto italiano e lo sbarco immediato delle persone salvate;

– garantisca le dovute misure di accoglienza delle persone sbarcate, in luoghi idonei, ove possano ricevere assistenza medica e di prima necessità adeguata e possano ricevere adeguato orientamento legale per essere informati dei loro diritti e doveri, inclusa la facoltà di presentare domanda di protezione internazionale

– laddove necessario, dia la possibilità alle competenti autorità giudiziarie di nominare uno o più tutori per i minori stranieri non accompagnati, garantendo a questi ultimi tutti i diritti previsti dalla legge italiana.

In mancanza siamo disponibili a supportare e/o promuovere ogni iniziativa per garantire il rispetto dei diritti dei singoli oltre ogni indebita strumentalizzazione della situazione di persone in evidente stato di necessità.

Per contatti Ufficio stampa ASGI – 3894988460 – info@asgi.it

 

Foto tratta da video di SeaWatch

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