Ermira Kola, attivista ed operatrice legale, ci rimanda un personale spaccato delle azioni di respingimento e riammissione al Brennero e ripercorre le complesse esperienze di supporto ai cittadini stranieri che nel corso degli anni si sono succedute nel contesto della provincia di Bolzano.
Il Brennero esiste? E’ un confine? E’ un passo montano? E’ il luogo di un outlet obsoleto? E’ il luogo dove tanti sogni si sono infranti?
Il 18 marzo del 1940 Adolf Hitler e Benito Mussolini si incontrano al Passo del Brennero e concordano di formare un’alleanza contro Francia e Regno Unito.
Anche senza risalire al 1940 il Brennero è un luogo cupo, triste che vuoi superare il prima possibile. Al Brennero c’è neve anche ad agosto (o quasi).
In questi ultimi 8 anni si è parlato troppo male e troppo poco del confine del Brennero.
Il confine sembra destarsi quando si prende una vita, come un mostro montano.
Allora e solo allora ci si ricorda del Brennero.
Del mostro a due teste (italiana e austriaca) che inghiotte sogni e a volte vite.
Dalla stazione del Brennero passano treni, per e dall’Austria.
Passano persone che viaggiano anche quotidianamente verso i due paesi ( e verso la Germania), passano merci e provano a passare persone che migrano, su entrambi i tipi di treni.
Controlli di frontiera?
Nel 2014 il confine era assai poroso, poi i pori si sono chiusi piano piano.
Nella stazione ferroviaria ci sono anche adesso controlli della polizia.
Chi e come controllano? I controlli vengono svolti direttamente sul treno e prevedono la richiesta di un documento di viaggio valido per le persone che presentano tratti somatici non europei.
A me, donna bianca, non hanno mai chiesto i documenti .
Per alleggerire la pressione dei controlli effettuati alla stazione del Brennero, negli anni i controlli hanno spesso avuto inizio già alle stazioni ferroviarie di Verona, Trento e Bolzano.
Negli anni i respingimenti sono stati all’ordine del giorno e in ambedue le direzioni con conseguenti pesanti violazioni dei diritti delle persone.
Se sul treno diretto verso l’Austria vengono trovate persone che non hanno i documenti per espatriare, le persone vengono fatte scendere dal treno e spesso vengono fatte salire sul treno sul binario opposto, quello in direzione sud.
Questo senza consegnare alcun documento informativo alle persone.
Sono state tante, negli anni, le occasioni nelle quali le persone sono state “semplicemente accompagnate” a piedi dalla polizia austriaca nel territorio italiano.
Le riammissioni possono essere formali o informali (perchè effettuate con procedure semplificate) nel rispetto dei protocolli tra Italia e Austria. Qualora invece la procedura consista in un semplice accompagnamento coatto della persona alla frontiera senza alcuno scambio formale di comunicazioni tra forze di polizia non può che essere considerata come azione illegittima di respingimento.
Nella pratica le persone vengono accompagnate al commissariato di polizia che si trova a pochi metri dalla stazione ferroviaria oppure vengono “semplicemente” lasciate al confine o accompagnate sul primo treno diretto al sud. Dunque non viene permesso loro di presentare richiesta di protezione internazionale alla frontiera come previsto invece dal diritto.
Sono state monitorate riammissioni anche di minori stranieri non accompagnati. Riammissioni effettuate in maniera del tutto informale e dunque illegittime.
Se le persone vengono fermate, respinte, allontanate o riammesse dopo l’orario di partenza dell’ultimo treno (21:08) vengono ospitate per la notte presso un centro di prima accoglienza emergenziale che si trova al Brennero (tra la stazione e il commissariato di polizia).
Consapevoli dei controlli serrati sulla linea ferroviaria le persone provano da anni a salire sui treni merci per evitare i controlli.
Sappiamo, purtroppo per le tante tragedie che uno dei punti delicati si trova a pochi km dalla stazione ferroviaria di Bolzano, punto in cui i treni rallentano prima di entrare in stazione.
Al Brennero c’è anche un sentiero montano, non è il più bello dei sentieri, ma porta in Austria e ci sono meno controlli.
Quando e se si arriva in Austria a piedi si raggiunge un piccolissimo paesino con una stazione minuscola che viene controllata minuziosamente dalla polizia austriaca ad ogni passaggio.
Il confine traslato
E’ così che per anni il confine sembrava traslare a Bolzano. Vi si trovavano, a Bolzano, nei pressi della stazione ferroviaria, persone smarrite che raccontavano di respingimenti, allontanamenti, spintonamenti a volte peggio e che tante volte non avevano nulla che provasse ciò che era loro successo.
Sembravano tornati da un incubo.
Cosa trovavano e trovano le persone che raggiungono, forzatamente e non, Bolzano?
In Italia esiste un sistema di ripartizione delle persone richiedenti protezione internazionale basato sulla popolazione del territorio.
Ogni territorio dunque si vede assegnata, a livello statale, una “quota” che per la nostra provincia corrisponde al 0,9 %.
La provincia autonoma ha deciso di rispettare il sistema ministeriale di ripartizione, scegliendo di ignorare la vicinanza al confine.
Questo ha creato in provincia il secondo paradosso di Schrödinger: I Fuori Quota. Per la provincia sono da considerare fuori quota tutte le persone che hanno raggiunto in maniera autonoma (dunque non inviate dallo stato) il territorio e “in quota” le persone assegnate dallo stato.
In un evento pubblico, nel 2016, un funzionario della provincia alla domanda diretta su quale fosse la distinzione tra “in quota” e “fuori quota”, rispose:
“Le persone in quota sono le persone che arrivano per vie normali, dunque via mare”.
Questo macabro gioco illogico di parole ha portato all’aumento considerevole delle persone richiedenti protezione che si sono trovate prive di accoglienza e dunque prive dei servizi che l’accoglienza comporta ed esposte ai pericoli e ai danni che una vita precaria in strada porta con sé.
Nel settembre del 2016 questa situazione è stata formalizzata per la provincia con una circolare.
Tale circolare esclude dalla possibilità di accoglienza tutte le persone che siano già state in altri paesi europei e/o in altre regioni italiane.
“Configura l’ipotesi di una scelta mirata di destinazione”.
La stessa circolare prevede un’accoglienza per un massimo di tre giorni per persone vulnerabili e che si trovano a dover “provare” il loro status di grave vulnerabilità.
Sembra inutile descrivere qui ed ora quali siano i rischi e i danni per le persone che si sono viste negare l’accoglienza negli anni, ma possiamo solamente nominare alcune delle categorie che si sono trovate vittima di questa circolare e di questa miopia generale:
Minori stranieri non accompagnati, vittime di tratta e di sfruttamento, famiglie, donne sole, persone malate, persone vulnerabili.
Queste persone ed altre con loro sono state abbandonate alla mercé di un sistema di sfruttamento e di illegalità diffusa.
La società civile
Ma dove si trova la società civile in tutto questo?
A settembre 2014 ha inizio l’iniziativa Brenner/o Border Monitoring che realizza una presenza continuativa di monitoraggio attivo inizialmente al Brennero, ma dal 2015 anche a Bolzano, dove appunto le persone vengono indirizzate.
L’iniziativa che nasce spontaneamente dall’impegno di due persone prevede la presenza,l’osservazione e la collaborazione tra i vari attori nell’ottica dei corpi civili di pace.
Nel 2017 nasce il progetto Antenne Migranti, progetto che con il sostegno della Fondazione Alexander Langer Stiftung vuole dare un seguito all’esperienza promuovendo un monitoraggio sulla linea ferroviaria Verona- Brennero.
Come accennato sopra, per i controlli che negli anni si sono spostati direttamente sui treni e molto prima del confine, le persone si sono trovate in qualche modo bloccate nella città di Bolzano, dove negli anni nascono spontaneamente diversi gruppi di volontari e volontarie, le prime sono le volontarie di Binario 1 , poi il gruppo Bozen Accoglie e le associazioni SOS Bozen e Bozen Solidale.
Queste persone si sono occupate per anni di offrire aiuto alle persone che sono state letteralmente abbandonate dal sistema.
Dall’altra parte, il sistema ha goduto del sostegno offerto dalla società civile, non avendo più la necessità di prendersi le proprie responsabilità.
Lo dimostra in parte il lavoro del gruppo di Binario 1 che ha messo in piedi una struttura di accoglienza senza accedere ai fondi pubblici. Alla conclusione del progetto
pilota le amministrazioni, comunale e provinciale, si sono limitate a ringraziare le volontarie dicendosi impossibilitate a proseguire per questioni politiche.
L’impatto del lavoro volontario in provincia rappresenta il secondo paradosso di Schrödinger: Sostituirsi alle istituzioni o proseguire con solamente un lavoro di denuncia ed advocacy?
Il confine del Brennero soffre da anni ormai l’assenza di un attivismo organizzato bilaterale. Dopo l’esperienza di Brenner/o Monitoring e Antenne Migranti, il Brennero e dunque le persone che provano ad attraversarlo sono lasciati soli.
Non ricordiamoci del Brennero solo quando qualcuno vi muore di frontiera.