Fermare i respingimenti da Cipro al Libano adesso! L’appello di CLDH, KISA e EuroMed Rights

Ad aprile 2023 una delegazione del progetto Medea ha svolto un sopralluogo in Libano. Il Libano riveste un ruolo importante non solo nella gestione della popolazione rifugiata e straniera presente sul suo territorio, ma anche rispetto al recente fenomeno dell’ aumento delle partenze via mare verso l’Italia di moltissime persone, prevalentemente siriane ma anche palestinesi e libanesi. Questa nuova via di fuga “forzata” e pericolosa evidenzia meccanismi illegittimi di contenimento della libertà di movimento delle persone. Con questa pagina vogliamo diffondere informazioni e riflessioni sul ruolo del Libano nella gestione della popolazione rifugiata e straniera presente sul suo territorio e sulle rotte marittime che lo collegano all’Italia, lungo una rotta piuttosto recente ma che vede coinvolte sempre più persone. 

EuroMed Rights, Kisa (Action for Equality, Support, Antiracism) e il Lebanese Center for Human Rights (CLDH) esprimono grande preoccupazione e chiedono un cambio rapido di azione al governo cipriota che persiste nella pratica dei respingimenti di persone straniere, spesso rifugiate,  provenienti dalle coste libanesi.

In particolare, CLDH prosegue nell’azione di monitoraggio e supporto alle persone respinte e ha denunciato lo scorso 4 luglio un respingimento marittimo di 52 persone straniere operato dalle autorità cipriote e caratterizzato da trattamenti qualificabili come inumani e degradanti. Le persone infatti, sulla base delle testimonianze raccolte, hanno evidenziato di essere state esposte a difficili condizioni meteorologiche per due giorni, di aver ricevuto inadeguata assistenza sanitaria e umanitaria e di non aver beneficiato – nonostante la presenza sul luogo del distress della autorità cipriote per quasi due giorni – di  immediata azione di soccorso e salvataggio, esponendo i natanti a gravi pericoli per la propria incolumità. Successivamente al trasbordo, come confermato da numerosi altri casi, i passeggeri sono stati rinchiusi all’interno di cabine e riportati in Libano, nonostante le iniziali rassicurazioni da parte del personale cipriota. 

Ulteriori testimonianze raccolte da CLDH e numerosi rapporti internazionali evidenziano il grave rischio di respingimento a catena che incombe sui cittadini siriani respinti. Secondo un meccanismo diffuso e consolidato, infatti, le autorità libanesi al momento della riconsegna procedono in maniera del tutto arbitraria ed evidentemente contraria alle convenzioni internazionali, alla deportazione di cittadini siriani oltre il confine, esponendoli ad elevatissimi rischi per la propria vita e la propria integrità fisica. 

Le organizzazioni firmatarie denunciano quindi la violazione di precisi obblighi di diritto interno ed internazionale da parte di Cipro e del Libano (nel caso di Cipro, anche di diritto europeo) e chiedono un immediato cambio di politica ai due Paesi. In particolare chiedono:

  • al governo libanese, di interrompere ogni azione di deportazione verso la Siria di cittadini siriani a rischio di tortura o trattamenti inumani e degrandanti e di dare attuazione ad un sistema che tuteli efficacemente il diritto alla protezione internazionale nel Paese;
  • al governo cipriota, di rispettare la normativa europea ed internazionale sul diritto di asilo e il principio di non refoulement, garantendo efficacia alle operazioni di soccorso e salvataggio, accesso al territorio ai naufraghi, accesso all’asilo e a condizioni di accoglienza dignitose, cessando da subito ogni forma di respingimento e violenza nei confronti di coloro che cercano protezione;
  • al governo cipriota, di procedere ad efficaci azioni investigative circa le eventuali responsabilità del personale coinvolto nell’operazione di ricerca e soccorso;
  • al governo cipriota e libanese, di rendere pubblico il contenuto dell’accordo di riammissione siglato tra i due stati nel 2020 e di garantire strumenti adeguati per prevenire forme di respingimento diretto od indiretto;
  • alla Commissione europea, di attivarsi al fine di prevenire le ripetute violazioni di diritto dell’Unione da parte di Cipro e di esortare il governo cipriota a rendere pubblico il contenuto dell’accordo bilaterale di riammissione.

A questo link il testo integrale del comunicato in inglese