In vista del nuovo patto europeo su migrazione e asilo, proponiamo una politica basata sui diritti, sulla trasparenza, sulla sicurezza e sulla solidarietà tra paesi Membri. Un’opportunità che l’Unione europea non deve farsi scappare per cambiare rotta.
Il 23 settembre è prevista la pubblicazione del nuovo patto europeo su migrazione e asilo. Si tratta di un evento di primaria importanza in quanto definirà le linee guida, i concetti e gli approcci che orienteranno le politiche europee per i prossimi cinque anni.
Cos’è il nuovo patto su migrazione e asilo? Perché importante? Quali sono i temi di discussione? Abbiamo risposto a queste e altre domande nelle FAQ.
La mancanza di coordinamento nelle operazioni di salvataggio SAR nel Mediterraneo, gli abusi sistematici nei centri di detenzione libici, i respingimenti illegali ai confini terrestri, così come i recenti eventi tragici di Moria sono dimostrazione del fallimento delle attuali politiche migratorie europee. Auspichiamo vivamente che il nuovo inauguri una politica migratoria basata sui diritti.
Ciononostante, la Roadmap1 presentata a fine luglio 2020 suscita profonde preoccupazioni. Il linguaggio utilizzato nel documento di consultazione è infatti ispirato dalla stessa filosofia utilizzata negli ultimi anni. Invece di concentrarsi sulla “lotta contro la migrazione irregolare” e sull’esternalizzazione delle frontiere, l’Europa dovrebbe adottare un approccio positivo basato sui diritti.
Con la pubblicazione della roadmap, la Commissione aveva dato la possibilità di presentare proposte per il patto sull’asilo, da inviare entro il 27 agosto. Noi abbiamo presentato un documento in 10 punti con la nostra visione di patto europeo. L’elenco completo delle proposte presentate da cittadini, organizzazioni e associazioni è consultabile al portale della Commissione europea, in particolare segnaliamo i contributi di PICUM, ECRE, PRO ASYL – Refugee Support Aegean, Refugee Rights Europe.
Abbiamo inviato alla Commissione il nostro riscontro, disponibile in lingua italiana e inglese e scaricabile sul portale della Commissione europea.
Le proposte di ASGI
(1) Favorire una cooperazione equa e trasparente con i paesi terzi al fine di aprire canali di ingresso sicuri dei cittadini stranieri. Al contrario, l’Ue dovrebbe sospendere ogni forma di cooperazione con i Paesi terzi volta al contenimento dei flussi migratori attraverso sistemi coercitivi.
(2) Aumentare i canali di accesso e permanenza regolari in Europa attuando una politica dei visti adeguata e facilitando l’accesso al territorio dell’Unione europea per coloro che sono stati costretti a lasciare il loro paese di origine non solo a causa di persecuzioni individuali, rischi di gravi danni e conflitti, ma anche a causa della situazione di crisi protratta o dell’assenza delle condizioni minime indispensabili per la sopravvivenza dovute al rapido o lento insorgere di cambiamenti climatici e ambientali. Inoltre, le misure politiche europee dovrebbero abbandonare l’obiettivo di incanalare le persone o nella procedura di protezione internazionale o di rimpatrio. Dovrebbero invece incoraggiare un maggior uso degli strumenti di regolarizzazione.
(3) Garantire una gestione delle frontiere interne ed esterne europee trasparente e basata sui diritti. I confini europei non sono e non saranno mai chiusi come lo era il muro di Berlino. I migranti che attraversano tali frontiere sono titolari di diritti, in particolare il diritto di chiedere asilo e di essere protetti dal respingimento, da trattamenti inumani e degradanti e dalla detenzione arbitraria. Le Guardie di frontiera e le Agenzie di frontiera (come anche Frontex) dovrebbero avere mandati chiari e trasparenti, che dovrebbero anche prevedere controlli democratici chiari e di facile utilizzo e meccanismi di revisione.
(4) Predisporre operazioni europee di ricerca e soccorso in mare e che ponga fine alle politiche che criminalizzano le ONG coinvolte nelle operazioni SAR e che ne ostacolano il lavoro. È necessario istituire chiari meccanismi di cooperazione tra istituzioni e ONG al fine di garantire che le persone soccorse dalle organizzazioni della società civile atterrino immediatamente nel più vicino porto sicuro europeo.
(5) Garantire ai cittadini stranieri un accesso pieno ed effettivo alle procedure di protezione internazionale. L’uso di procedure accelerate alle frontiere dovrebbe essere sospeso in quanto comporta una valutazione inadeguata delle domande di protezione. Inoltre, l’UE dovrebbe evitare l’applicazione dei concetti di paese terzo sicuro e paese di origine sicuro poiché comportano l’adozione di decisioni automatiche di inammissibilità in assenza della necessaria valutazione caso per caso delle richieste di protezione internazionale.
(6) Garantire il pieno diritto a ricorsi efficaci per i richiedenti protezione internazionale a tutti i livelli. In particolare, è importante garantire che i ricorsi contro il rigetto di una domanda di asilo abbiano sempre effetto sospensivo, evitando in quanto tali procedure di rimpatrio accelerate per le richieste di asilo rigettate, che minerebbero gravemente l’efficacia delle procedure legali.
(7) Rafforzare l’attuazione completa e armonizzata del sistema europeo comune di asilo. Bisognerebbe dare prioritaria attenzione al rispetto degli standard dei sistemi di accoglienza e le procedure di asilo.
(8) Porre fine o almeno riformare radicalmente il “sistema Dublino” al fine di stabilire finalmente un meccanismo di solidarietà affidabile e sistematico che garantisca i diritti dei richiedenti asilo e fornisca agli Stati membri un quadro per un’equa condivisione delle responsabilità.
(9) Garantire il pieno funzionamento del sistema Schengen.
(10) Garantire la libertà di circolazione dei titolari della protezione.
La nostra idea di patto europeo
in inglese
in italiano
Note
- La Commissione utilizza una roadmap , ossia una “tabella di marcia”, per definire la portata di una nuova importante legge o politica; una valutazione di una legge o di una politica esistente; un controllo di idoneità di un insieme di leggi e/o politiche esistenti correlate. Le roadmap descrivono il problema da affrontare e gli obiettivi da raggiungere, spiegano perché è necessaria un’azione dell’UE, delineano le opzioni politiche e descrivono le caratteristiche principali della strategia di consultazione.
A volte il potenziale impatto di una legge o di una politica sull’economia, l’ambiente o la società è così grande che è necessaria una valutazione dell’impatto. In tal caso, la tabella di marcia è sostituita da una valutazione d’impatto iniziale, che va più in dettaglio. (tradotto da European Commission, Planning and proposing law).