Regione Marche: il garante dei diritti e il presidente dell’ANCI invitano le amministrazioni comunali ad una corretta formulazione dei bandi

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Il 16 febbraio 2017, all’esito di un incontro tra il garante dei  diritti, Andrea Nobili ed il presidente di Anci Marche, Maurizio Mangialardi è stata emessa una nota  alle amministrazioni comunali marchigiane per attivare una corretta formulazione dei bandi che rispetti quanto previsto dal testo dell’art. 38 del d.lgs. n. 165/2001, così come modificato dall’art. 7 della  L. 97/2013 in materia di accesso degli stranieri al pubblico impiego, evitando il rischio di discriminazioni.

L’art. 7 della L. 97/2013 è  frutto di un lunghissimo percorso che trae origine  dalle osservazioni rivolte alle autorità italiane dalla Commissione europea nell’ambito dei procedimenti preliminari di infrazione EU Pilot 1769/11/JUST e 2368/11/HOME, per contrasto della normativa italiana con le direttive europee 2004/38, 2004/83 e 2003/109 che ha condotto a riconoscere l’accesso al pubblico impiego oltre ai cittadini italiani e comunitari ai lungosoggiornanti,  ai familiari di cittadini italiani o UE e ai rifugiati e titolari di protezione sussidiaria  (per un approfondimento sul percorso che ha condotto all’approvazione della legge 97/2013 si clicchi qui).

Nonostante la chiarezza della legge e le numerose segnalazioni di ASGI, le  amministrazioni pubbliche continuano ad essere sorde e a limitare l’accesso al pubblico impiego ai cittadini italiani e comunitari.

Resta poi da precisare che, sebbene la situazione fattuale porti ASGI a accogliere con favore il comunicato del garante dei diritti e del presidente dell’ANCI, la questione dell’accesso degli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia alla funzione pubblica non può ritenersi esaurita con le modifiche apportate dalla L. n. 97/2013, in quanto queste appaiono insufficienti a realizzare la piena parità di trattamento prevista dall’art. 2 c. 3 del T.U. immigrazione in applicazione della Convenzione OIL n. 143/1975, per cui l’accesso al lavoro pubblico dovrebbe essere garantito a tutti gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia con un permesso di lavoro che consenta l’esercizio dell’attività lavorativa.

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