Espulsioni a Pozzallo: la denuncia di MSF

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Oltre 100 persone sono state espulse dal CPSA di Pozzallo nelle ultime settimane. Tra loro donne, anche incinte, minori e persone vulnerabili, passate atttraverso viaggi durissimi e che necessitavano di cure mediche. MSF è preoccupata di questo improvviso cambiamento nelle procedure di identificazione e si aspetta un chiarimento da parte delle autorità competenti.
La denuncia è di Medici Senza Frontiere che offre assistenza medica all’interno del centro in un comunicato diramato venerdì 16 ottobre 2015.

“Nelle ultime settimane, l’équipe di MSF a Pozzallo ha osservato che a diverse persone, precedentemente soccorse in mare, sono stati consegnati avvisi di espulsione con la richiesta di lasciare in breve tempo il Centro di Primo Soccorso e Accoglienza (CPSA)” ha detto Stefano Di Carlo, capomissione di MSF in Italia. Dal 24 settembre, MSF ha documentato più di 100 casi di questo genere, che hanno interessato anche donne, di cui una incinta, due minori e diverse persone che necessitavano di trattamento medico.” “Il ruolo del CPSA di Pozzallo non è solo di identificare e registrare, ma anche di fornire primo soccorso a persone che sono passate attraverso condizioni durissime nel loro lungo viaggio verso l’Europa, e di garantire una valutazione adeguata dei loro bisogni medici e di protezione” continua Di Carlo. “Siamo estremamente preoccupati che persone vulnerabili vengano lasciate senza un’adeguata assistenza. E ci preoccupa quello che sembra essere un cambiamento improvviso nelle procedure di identificazione, caratterizzate da una sistematica attuazione di espulsioni dal centro di Pozzallo. MSF si aspetta un chiarimento da parte delle autorità competenti su questi casi specifici e continuerà a monitorare la situazione nei prossimi giorni.” 

Repubblica.it riprende il comunicato e raccoglie ulteriori testimonianze.

Centinaia di persone lasciate per strada in un’operazione che potrebbe anticipare l’apertura dei cosiddetti cosiddetti hotspot, prevista per novembre, introducendo una prima distinzione fra chi può chiedere asilo in Italia e chi, identificato come “migrante economico”, viene e verrà espulso dai centri di primo soccorso, con l’intimazione ad allontanarsi dal territorio nazionale entro sette giorni. E’ quanto denunciato da Medici Senza Frontiere, avvocati e organizzazioni umanitarie attive in Sicilia nell’ambito delle migrazioni, e confermato a Repubblica da fonti interne alle prefetture siciliane, che non nascondono si tratti di un “momento di particolare difficoltà” per la gestione della fase post-sbarco.

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