Migranti sbarcati a Lampedusa: va garantito il rispetto della legge

Argomenti:hotspot//Lampedusa
Tipologia del contenuto:Comunicati stampa//Notizie

Tutti i cittadini stranieri, a prescindere dal paese di origine, devono avere accesso a informazioni chiare e dettagliate sulla propria condizione giuridica e sui diritti ad essa connessi, sul diritto a presentare domanda di protezione internazionale e sulle conseguenze della mancata manifestazione di tale volontà. 

I rimpatri attuati senza che sia verificata la posizione dei singoli nell’ambito di colloqui individuali sono, a tutti gli effetti, di natura collettiva, espressamente vietati dalla normativa italiana e comunitaria.

Lo ribadiscono con forza l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione e Indiewatch a seguito delle dichiarazioni rilasciate dal Ministro dell’Interno italiano in merito alle persone sbarcate negli ultimi giorni a Lampedusa.

Chi chiede asilo deve ricevere copia della registrazione della domanda e deve essere tempestivamente trasferito in un centro per richiedenti asilo. Inoltre, anche chi sceglie di non manifestare la volontà di chiedere asilo può essere a vario titolo inespellibile.

Ogni prassi attuata con modalità differenti da quelle sopra esposte configura una condotta illegittima: chi dovesse partecipare, a vario titolo, a operazioni di rimpatrio in violazione della normativa vigente, prima di aver accertato la posizione di ogni singolo cittadino straniero, se ne assume responsabilità e conseguenze dal punto di vista giuridico e politico.

ASGI e Indiewatch sono presenti a Lampedusa nell’ambito del più ampio progetto In limine e nella giornata di venerdì 3 agosto 2018 ha avuto evidenza dello svolgimento degli annunciati lavori di ripristino della recinzione perimetrale dell’hotspot di Lampedusa. Finora solo un buco nella recinzione aveva permesso alle persone di uscire e rientrare dalla struttura, poiché per un’illegittima scelta gestionale non era consentito di utilizzare a tal fine il cancello principale. Si trattava di una soluzione tutt’altro che ottimale, in quanto chi non poteva o voleva uscire dall’hotspot attraverso questo sistema informale era nei fatti illegittimamente trattenuto all’interno. Ora, se i lavori di ripristino della recinzione dovessero impedire alle persone di utilizzare le aperture nella recinzione e se non dovessero essere opportunamente regolamentate entrata e uscita dalla struttura, l’hotspot diventerebbe, a tutti gli effetti, un illegale luogo di trattenimento. Gli hotspot, infatti, non possono essere luoghi di detenzione e nessuna persona può essere privata della libertà se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.

Quanto emerso dalle dichiarazioni del Ministro dell’interno e dall’osservazione dell’hotspot di Lampedusa è allarmante ed esemplificativo di alcune delle problematiche più rilevanti che hanno caratterizzato, fin dal suo debutto, l’approccio hotspot: la violazione del diritto di asilo, l’attuazione di rimpatri di natura collettiva e il trattenimento illegittimo.
Sarà necessario monitorare la situazione, denunciando le eventuali condotte illegittime e offrendo tutela giuridica ai cittadini stranieri che ne hanno bisogno.


Foto : Hotspot di Lampedusa

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