Sulla base delle principali norme di diritto internazionale relative agli obblighi di salvataggio in mare, ASGI ha elaborato un primo commento al “Codice di condotta per le ONG coinvolte nel salvataggio di migranti in mare“, ovvero alla originaria proposta articolata dal Governo italiano, poi comunicata alla Unione europea ed il cui testo è stato reso pubblico nelle scorse settimane.
Il documento ha lo scopo di ampliare e rendere pubbliche solo alcune tra le più rilevanti questioni giuridiche derivanti dalla suddetta proposta, pur nella consapevolezza che si tratta di una versione non definitiva, soprattutto al fine di fare chiarezza e potere permettere agli operatori del diritto (e non solo) di inquadrare correttamente determinanti temi che sono stati tralasciati dal dibattito (anche mediatico) recentemente articolatosi su questa delicata materia.
Il documento non intende, tuttavia, in alcun modo dare sostegno o legittimazione all’approvazione del proposto codice di condotta.
Al contrario, ASGI esprime pieno sostegno all’azione di ricerca e salvataggio delle ONG che, in tal modo, si fanno carico di compiti che gli Stati e l’Unione europea si sono dimostrati non avere la volontà o la capacità di svolgere, pur avendone la responsabilità ed il dovere giuridico, oltre che morale.
In tale quadro, ASGI sottolinea che è priva di ogni riscontro fattuale l’idea stessa secondo la quale l’attività di ricerca e soccorso compiuta dalle ONG possa costituire un incentivo alle migrazioni irregolari o, addirittura, una forma di collusione con fenomeni criminali di traffico di persone.
Nell’ambito del documento vengono sottolineati i principali rischi derivanti dalla approvazione e sottoscrizione di un tale codice di condotta, soprattutto a causa degli evidenti contrasti dello stesso con i basilari principi del diritto internazionale del mare, della situazione di forte insicurezza che riguarda la Libia e del trattamento disumano lì riservato alle persone provenienti da altri Paesi.
In tale contesto, sottolinea il documento, “La richiesta fatta alle ONG di rispettare le regole internazionali di sicurezza della navigazione e di ottemperare alle istruzioni ricevute dal MRCC di Roma appare superflua: non vi è alcun elemento che provi che le navi in questione si siano comportate diversamente. D’altro canto, una richiesta alle navi delle ONG di cooperare attivamente con la c.d. “Guardia costiera libica” all’evidente fine di consentire il ritorno in Libia dei migranti salvati potrebbe sollevare questioni gravi di rispetto del diritto internazionale e appare oggi in contrasto con l’obbligo di garantire lo sbarco in un porto sicuro alle persone salvate in mare“.
Il documento è disponibile in lingua italiana ed inglese.
Position paper on the proposed “code of conduct for NGOs involved in migrants’ rescue at sea”
ASGI desidera ringraziare il Prof. Cesare Pitea (Università di Parma) e la Prof.ssa Seline Trevisanut (Utrecht University) per il contributo fornito alla elaborazione ed alla stesura del commento.
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