Da circa un mese i richiedenti asilo, specie se provenienti dai Paesi considerati “di origine sicura”, si trovano nell’impossibilità di presentare domanda di protezione internazionale alla Questura di Roma. L’Ufficio immigrazione della Questura riceve ordinariamente solo 10 o 15 persone rimandando le altre al giorno successivo senza tuttavia fissare alcun appuntamento.
I richiedenti asilo sono quindi costretti a recarsi presso gli uffici di Via Teofilo Patini per svariati giorni, se non settimane, attendendo anche tutta la notta fuori dai cancelli per assicurarsi di essere ricevuti, nell’attesa di poter manifestare la volontà di chiedere protezione.
Secondo numerose testimonianze, sembrerebbe che le persone provenienti da determinati paesi, come la Tunisia, siano costantemente rinviate ai giorni successivi, soprattutto quanto si tratta di uomini che non presentano, a prima vista, particolari vulnerabilità. In base alle informazioni fornite dai cittadini e dalle cittadine straniere e da legali e operatori che si recano quotidianamente alla Questura, sembrerebbe inoltre che i funzionari fissino un tetto massimo di richieste per ogni nazionalità in maniera assolutamente discrezionale e non codificata.
Gli impedimenti posti dalla Questura espongono le persone al rischio effettivo di espulsione e alle gravi conseguenze che possono derivare dal rimpatrio a quanti ritengano che la loro incolumità sia a rischio in caso di ritorno nel paese di origine o di abituale residenza. Inoltre, fino a quando la domanda non viene registrata, le persone richiedenti asilo non hanno alcun permesso di soggiorno e si trovano quindi nell’impossibilità di svolgere un’attività lavorativa, di accedere ai corsi di formazione professionale, di iscrivere la propria residenza nel Comune di abituale dimora, nonché di iscriversi al servizio sanitario nazionale. Parimenti, viene loro negato l’accesso alle misure di accoglienza che saranno fruibili solo a seguito della formalizzazione della domanda (cd. C3), sicché sovente sono costrette a vivere in strada o luoghi di fortuna con grave violazione dei diritti fondamentali.
Tuttavia, l’accesso ai diritti (casa, lavoro, salute, per elencare nuovamente solo i principali) non può essere precluso a causa delle inadempienze della Questura che adotta procedure incerte, informali, soggette a variazioni imprevedibili, con tempi assolutamente indefiniti.
Le prassi adottate dall’Ufficio immigrazione si pongono in contrasto con il D. Lgs. 25/2008 (attuativo di una Direttiva dell’UE) che sottolinea l’importanza di un tempestivo accoglimento della manifestazione della volontà di richiedere asilo e stabilisce che la richiesta vada formalizzata entro tre giorni lavorativi o, in caso di arrivi eccezionali, entro dieci giorni. (Art. 26 co. 2 bis D.lgs 25/08).
Si ritiene necessario che l’Amministrazione predisponga immediatamente delle misure che consentano ai richiedenti asilo di formalizzare la propria domanda, di ottenere il permesso di soggiorno nei tempi prescritti dalla normativa e di accedere immediatamente alle misure di accoglienza, evitando così di esporre le persone ad immotivate e degradanti attese.
Pertanto, è auspicabile che la Questura di Roma fissi un appuntamento per la presentazione della domanda di protezione internazionale nel rispetto delle tempistiche prescritte dalla vigente normativa.
Infine, al fine di evitare che il richiedente asilo sia esposto al pericolo di espulsione, è fondamentale che allo stesso sia consegnata una attestazione volta a dimostrare che si è recato in Questura per presentare domanda di asilo.