Il 28 novembre 2019 il Tribunale di Roma ha accolto un importante ricorso promosso da Amnesty International e supportato da avvocati ASGI, riconoscendo per la prima volta il principio per cui un cittadino straniero illegittimamente respinto da autorità italiane ha il diritto di fare ingresso in Italia per presentare domanda di protezione internazionale.
La sentenza accoglie la domanda di 14 cittadini eritrei che nel giugno del 2009, dopo essersi imbarcati dalle coste della Libia, venivano soccorsi in mare dalla Marina italiana che poi li riconsegnava alle autorità libiche. Queste li riportavano in Libia, dove venivano imprigionati e torturati, prima di riuscire a fuggire e giungere, via terra, fino in Israele, dove si trovano ancora attualmente.
Il Tribunale di Roma ha riconosciuto anzitutto l’illegittimità del respingimento in Libia da parte delle autorità italiane, condannando il governo italiano a versare un risarcimento di 15.000 euro a ciascuno dei ricorrenti.
La sentenza ha inoltre stabilito che con il loro comportamento le autorità italiane hanno violato il diritto dei cittadini eritrei a presentare domanda di asilo, diritto garantito a tutti gli stranieri dalla Costituzione italiana. Per rimediare a tale violazione, il Tribunale ha disposto che sia loro consentito di fare ingresso in Italia al fine di presentare domanda di protezione internazionale.
L’illegittimità dei respingimenti verso la Libia è stata più volte affermata dalla giurisprudenza, a partire dalla sentenza della CEDU Hirsi e altri c. Italia del 2012, che aveva messo fine alla prassi di respingimenti diretti verso la Libia da parte delle autorità italiane. Da allora il governo italiano ha quindi iniziato ad attuare politiche di respingimento indiretto, o per procura, finanziando, equipaggiando e sostenendo le autorità libiche perché intercettino i migranti in mare e li riportino in Libia.
La sentenza del Tribunale di Roma conferma che tale prassi è illegittima non solo perché espone i migranti a gravi rischi per la loro incolumità, ma anche perché li priva del diritto di presentare domanda di asilo, esponendoli così al rischio di essere riportati nel loro paese di origine.
Per la prima volta, quindi, la magistratura italiana ha ordinato al governo di consentire l’ingresso in Italia ai cittadini stranieri, perché possano esercitare il loro diritto, costituzionalmente garantito, a presentare domanda di asilo.