Al fine di monitorare le procedure applicate e le condizioni di accoglienza dei cittadini stranieri in arrivo presso le coste sarde che vengono condotti nel centro di accoglienza di Monastir per gli accertamenti sanitari, nonché ai fini dell’identificazione e dei controlli di sicurezza, il giorno 15 marzo 2021, in seguito all’invio di una richiesta di formale autorizzazione da parte di ASGI alla Prefettura competente, è stato possibile accedere al centro. Durante la visita la delegazione è stata accompagnata dal Vice Prefetto oltre che da una funzionaria della Prefettura di Cagliari ed è stato possibile interloquire con i lavoratori dell’ente gestore della struttura.
Si ritiene fondamentale l’accesso a tali luoghi da parte di soggetti della società civile indipendenti rispetto alle istituzioni che li governano e gestiscono, in quanto solo una reale informazione e comprensione del loro funzionamento e delle prassi attuate consente di svolgere una efficace attività di tutela dei diritti fondamentali dei cittadini stranieri nei contesti di frontiera.
Il centro di accoglienza di Monastir è situato ai margini del centro abitato, in una zona militare circondata da ampie recinzioni. Nonostante non sia chiara la configurazione giuridica del centro, lo stesso ha evidentemente funzioni riconducibili a quelle definite dall’approccio hotspot, perché qui vengono compiute tutte le procedure tipiche quali lo screening sanitario, pre-identificazione tramite foglio notizie, identificazione, fotosegnalamento e controllo nelle banche dati al fine della definizione della condizione giuridica del cittadino straniero sul territorio e dell’incanalamento nelle procedure di asilo o verso il rimpatrio. La stessa struttura è attualmente utilizzata anche per i periodi di isolamento fiduciario e per la quarantena.
Di seguito un resoconto delle informazioni raccolte e delle criticità rilevate in merito alle procedure attuate e alla gestione del centro[1]:
* La struttura e le condizioni di permanenza
La struttura, una ex scuola di polizia penitenziaria composta da diversi edifici, è attualmente divisa in due sezioni:
1. Un Centro di accoglienza straordinaria (CAS) con capienza di 41 posti situato in un’area isolata e adibito presso l’ex struttura di accoglienza per gli agenti di polizia penitenziaria.
2. Un centro di prima accoglienza[2] per i cittadini stranieri appena giunti sul territorio sardo composto da 6 edifici separati, tra cui un ex palestra e un ex biblioteca, con una capienza complessiva di 150 posti (28 persone presenti il giorno della visita). Di questi, al momento della visita solo 3 funzionanti, in quanto gli altri risultano inagibili ed in attesa di ristrutturazione. Un edificio, secondo quanto riferito è destinato all’accoglienza dei nuclei familiari.
A causa delle misure di isolamento fiduciario, non è stato possibile accedere alle aree dove permangono i cittadini stranieri soggetti a quarantena, per cui non è stato possibile verificare la situazione all’interno. Tuttavia, relativamente alle condizioni di permanenza, ci è stato riferito, a titolo esemplificativo, che nell’area ex biblioteca che ospitava 25 persone in quarantena è disponibile un unico servizio igienico dotato di doccia, e altri bagni chimici all’esterno dell’edificio. Una condizione che non pare garantire standard adeguati di accoglienza.
Al momento della visita non era disponibile una sala mensa nella sezione adibita a centro di prima accoglienza, a causa delle misure di emergenza sanitaria. Il cibo somministrato alle persone veniva consumato nelle loro stanze.
* Il personale impiegato e le criticità nella gestione del centro
La gestione del Centro di prima accoglienza e dell’adiacente CAS, è affidata dal primo aprile 2020 alla Soc. ORS Italia Srl. Il personale è impiegato in entrambi i centri sopra indicati ed è composto da:
– Una responsabile del centro con un contratto di 24 ore settimanali
– Una operatrice legale con un contratto di 3 ore settimanali
– Un mediatore culturale di arabo, francese e inglese con un contratto di 12 ore settimanali
– Una dottoressa con un contratto di 12 ore settimanali
– Una assistente sociale e psicologa con un contratto di 6 ore settimanali
– Un operatore sociale con 24 ore settimanali
Dai colloqui con la responsabile, l’operatrice legale e il mediatore del centro è emersa una situazione di forte disagio sia legata alla mancanza del personale, che alla (mancata) fornitura di riscontri da parte della Prefettura relativamente alle criticità che caratterizzano la gestione della struttura. Gli esempi forniti riguardavano: richieste della responsabile di aumentare le ore del personale presente, richieste di assunzione di altre figure professionali, richieste di far partire i lavori per la fruizione dell’acqua calda, spesso non funzionante, o i riscaldamenti, che non hanno mai funzionato.
* Agenzie europee, organizzazioni internazionali ed istituzioni presenti
Nella struttura sono presenti:
– Un ufficio della polizia scientifica finalizzato allo svolgimento delle procedure d’identificazione
– Un ufficio dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex)
– L’ufficio immigrazione della polizia di stato che si avvale di un mediatore linguistico culturale
Secondo quanto rilevato né l’UNHCR né l’OIM, sono presenti ed operativi su base regolare all’interno della struttura, anche perché in Sardegna non hanno nessuna missione.
* Le procedure applicate al momento dell’ingresso e le misure di quarantena ed isolamento fiduciario[3]
Al momento dell’arrivo il cittadino straniero è sottoposto al tampone rinofaringeo poi le persone vengono pre-identificate, fotosegnalate e identificate e successivamente soggette alla visita medica atta a valutare le condizioni generali di salute. All’ingresso viene consegnato un kit igienico che dovrebbe comprendere biancheria, abbigliamento di base e prodotti per l’igiene personale (nello specifico due tute, due mutande, due paia di calzini, un paio di scarpe e una giacca) e una scheda telefonica. Terminati tali passaggi, alla persona viene assegnato un posto all’interno del centro di prima accoglienza ai fini dello svolgimento del periodo di isolamento fiduciario mentre in caso di positività al virus, è alloggiata in un piano della struttura CAS dedicata all’isolamento dei positivi covid. Si precisa che una volta terminati i 10 giorni di quarantena precauzionale disposti, i cittadini stranieri non sono soggetti ad un secondo tampone di verifica.
Per quanto concerne le procedure di determinazione della condizione giuridica, in prima battuta la possibilità di presentare domanda di asilo dipende dalla ricezione di una informazione adeguata in merito alla possibilità stessa di chiedere protezione e alle modalità con cui farlo, da parte dell’ente gestore questa verrebbe elargita nei giorni successivi alle procedure di identificazione e di ingresso, quindi anche successivamente al colloquio con le autorità, nell’ambito della compilazione del c.d. foglio notizie, da parte dell’operatrice legale del centro con la presenza del mediatore culturale. Nella sezione adibita a centro di prima accoglienza sono distribuiti volantini di OIM relativamente alle misure di prevenzione covid, mentre nella sezione CAS le persone erano in possesso di volantini informativi relative alla procedura di protezione internazionale e al rimpatrio volontario.
Relativamente alle pratiche di selezione e classificazione dei cittadini stranieri connaturate all’approccio hotspot, di fatto non dovrebbero essere posti ostacoli alla registrazione della richiesta di protezione internazionale anche da parte di cittadini di nazionalità tunisina. Ciò è stato riferito da alcuni cittadini tunisini che erano presenti nel centro CAS durante la visita di monitoraggio nel mese di ottobre, e confermato nell’ambito di tale visita da parte dell’operatrice legale, tuttavia resta un profilo da monitorare nell’ambito delle politiche di contenimento dei flussi migratori.
Laddove si tratti di cittadini Algerini, che costituiscono la maggioranza degli arrivi, al termine delle procedure di identificazione e determinazione della condizione giuridica, ad oggi a seguito del periodo di isolamento sanitario, verrebbe generalmente notificato un provvedimento di allontanamento con ordine del Questore di lasciare il territorio entro 7 giorni, per poi proseguire con accompagnamento da parte di volontari della Caritas fino il porto di Cagliari, dove vengono assistiti anche per l’acquisto del biglietto finalizzato a lasciare il territorio dell’isola. Tuttavia, alla luce della discrezionalità esercitata dalla pubblica amministrazione, tale procedura non è sistematica e può verificarsi che cittadini di nazionalità algerina siano destinatari di provvedimenti di trattenimento eseguiti presso il CPR di Macomer, presumibilmente secondo quanto monitorato e riferito laddove sussistano motivi di ordine pubblico, precedenti segnalazioni nell’ambito delle banche dati europee, con riferimento al sistema informativo Schengen, o divieti di reingresso nell’ambito dell’ordinamento italiano.
In generale, coloro i quali non presentano richiesta di protezione o per i quali non sussistono condizioni di inespellibilità ai fini della permanenza sul territorio nazionale, sono soggetti a trattenimento presso il CPR di Macomer (gestito dalla medesima cooperativa) una volta terminato il periodo di quarantena o isolamento fiduciario.
[1] Tale visita si pone in continuità con la missione svolta in Sardegna nel mese di ottobre 2020 al fine di monitorare le procedure applicate ai cittadini stranieri in arrivo sul territorio, soprattutto con riferimento all’accesso alla richiesta di protezione internazionale, l’implementazione di prassi di trattenimento informale e l’utilizzo dello strumento della detenzione amministrativa. Si veda ASGI, Report sopralluogo giuridico: la Sardegna come luogo di frontiera e di transito.
[2] La configurazione di tale centro, ovvero se trattasi di struttura di cui al decreto-legge 30 ottobre 1995, n. 451, o di cui all’articolo 9 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, nell’ambito della quale sia eventualmente allestito un punto di crisi ai sensi dell’art. 10-ter del D. lgs 286/98, non è chiaramente definita nemmeno per le istituzioni competenti.
[3] Per approfondimenti si veda https://inlimine.asgi.it/wp-content/uploads/2020/12/Report-sopralluogo-giuridico-Sardegna-ASGI-ottobre-2020-1.pdf.