Tutte le vite valgono. Tutte le morti sono degne di lutto

Argomenti:Palestina
Tipologia del contenuto:Notizie


In molte occasioni, come ASGI ci siamo trovatз a confrontarci su eventi drammatici, su sconvolgimenti che determinano morte e distruzione e che costringono alla fuga migliaia di persone.

In questi giorni le notizie che arrivano dalla Palestina e da Israele ci sconvolgono e sollecitano una riflessione interna all’associazione che pensiamo debba trovare spazio anche all’esterno.

Come giuristз condividiamo  le analisi e le posizioni di condanna per le immani violazioni dei diritti umani in corso e non possiamo che ribadire l’inderogabilità del diritto alla vita e richiamare quanto già stabilito nel 1945 dalla Carta del tribunale militare internazionale di Norimberga che definisce crimini contro l’umanità “Assassinio, sterminio, riduzione in schiavitù e altri atti inumani commessi contro le popolazioni civili prima o durante la guerra”.

Attaccare e uccidere civili e rispondere all’attacco e all’uccisione di civili con l’attacco e l’uccisione di altri civili significa commettere  crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Per questo riteniamo indispensabile che venga accolta la richiesta di  cessate il fuoco avanzata da più parti e chiediamo che si metta fine ad ogni forma di violenza sui civili, che siano garantite alla popolazione palestinese  condizioni di sicurezza e sopravvivenza e che vengano interrotti i bombardamenti,  l’assedio, la privazione di acqua, cibo ed elettricità e ogni altra azione definibile come azione di pulizia etnica.

Come in altri casi tuttavia a fronte della difficoltà di elaborare la complessità, a fronte di eventi che non hanno avuto origine il 7 ottobre 2023 ma che hanno radici molto più profonde e della tendenza di molti media a semplificare  abbiamo deciso di proporre anche un’altra riflessione attraverso la condivisione di un contributo della filosofa Judith Butler pubblicato sulla London Review of Books e diffuso in italiano da Internazionale che affronta questioni cruciali come la violenza e il colonialismo.

In particolare, pensiamo sia importante segnalare l’articolo anche in inglese per il valore particolare che lo stesso assume anche grazie al titolo “The Compass of Mourning“, ovvero la La bussola del lutto, perchè è proprio nel lutto, nell’elaborazione del lutto e del trauma che appare esserci una delle tante laceranti asimmetrie  di questo come di altri  conflitti.

La morte è morte. Ma nella visione offerta dai media, nella narrazione  e rappresentazione pubblica appare esserci un’asimmetria anche nella morte. Alcune morti sono degne di essere rappresentate individualmente, altre invece si perdono nell’indefinitezza. Ad alcune persone è concesso il pianto ad altre no.
Pensiamo che riflettere su questo e comprendere che tutte le morti sono degne di lutto, che deve esserci per tuttə un tempo del pianto aiuterebbe forse a dare un significato ulteriore all’affermazione “tutte le vite valgono”.


Foto di Chris Buckwald su Unsplash

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