La lettera di ASGI contro il sussidiario “Diventa protagonista”

ASGI è intervenuta nella polemica sul sussidiario “Diventa protagonista”, contenente espressioni discriminatorie nei confronti dei “profughi”, inviando una lettera alla casa editrice Capitello nella quale si chiede il ritiro e la rettifica del testo.

Tutto è partito dalla segnalazione di una mamma che ha notato che nel sussidiario utilizzato a scuola dalla figlia in cui si afferma che “Molti (stranieri) vengono accolti in centri di assistenza per i profughi e sono clandestini cioè la loro permanenza in Italia non è autorizzata dalla legge”. Destinato ai bambini della quinta elementare il caso ha trovato ampio rilievo sulla stampa nazionale, segnalato da più giornali, fra i quali anche La Repubblica e Internazionale, in ragione delle rilevanti inesattezze in esso contenute.

In un primo articolo, Vita.it, in collaborazione con Livio Neri (ASGI),  ha  suggerito alla casa editrice un’ipotetica riformulazione del paragrafo tramite l’utilizzo di una corretta terminologia.

Successivamente in una lettera il Servizio Antidiscriminazione ASGI  ha invitato la casa editrice a sospendere immediatamente la pubblicazione del manuale e a provvedere alla puntuale correzione del testo.

Nella lettera l’ASGI ricorda che l’assimilazione tra profughi e clandestini risulta del tutto erronea. Infatti i centri di assistenza citati nel passaggio del libro non accolgono clandestini e cioè le persone la cui permanenza in Italia non è autorizzata dalla legge, quanto piuttosto soggetti che sono stati autorizzati alla permanenza sul territorio nazionale in attesa dell’esame della propria domanda di protezione. La permanenza di tali soggetti è dunque autorizzata essendo infatti rilasciato un regolare permesso di soggiorno in base a quanto stabilito dall’art. 6 della direttiva 2013/33.

L’equiparazione sostenuta in suddetto testo non comporta soltanto la violazione dei diritti sanciti a livello internazionale dalla Convenzione di Ginevra e dalla sopra citata direttiva 2013/33 ma costituisce anche un comportamento discriminatorio e molesto ai sensi dell’art. 2 D.lgs 215/03 (comportamento che, in situazioni analoghe, peraltro, è già stato censurato dal Tribunale di Milano),


La lettera