La dichiarazione UE–Turchia sulla migrazione: un trattato concluso in violazione delle prerogative del Parlamento?

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Segnaliamo l’analisi  di legittimità dell’Accordo tra Unione europea e Turchia a cura del prof. Mauro Gatti pubblicata sul sito Ejus.

L’UE e la Turchia hanno recentemente adottato una Dichiarazione (nell’originale: EU-Turkey Statement; di seguito: Dichiarazione), in forza della quale la Grecia ha già espulso decine di migranti in posizione irregolare. La Dichiarazione è stata oggetto di numerose critiche (Chetail; Labayle and de Bruycker; Mandal; Peers; Roman). Si è espresso, in particolare, il timore che la Dichiarazione consenta all’UE di operare espulsioni di massa verso la Turchia – la quale non pare un “Paese sicuro” per i richiedenti asilo, date le disfunzionalità nel suo sistema di asilo (Peers e Roman). Un altro aspetto controverso della Dichiarazione è il c.d. “programma 1:1”, cioè la regola per cui, per ogni siriano (in posizione irregolare) che l’UE espelle verso la Turchia, questa invierà un altro siriano (rifugiato) in Europa. Questo programma solleva delle problematiche giuridiche – ad esempio, perché discrimina fra siriani e richiedenti asilo di altre nazionalità– ed è moralmente discutibile, nella misura in cui genera una sorta di ‘commercio’ di esseri umani.

La Dichiarazione UE-Turchia è problematica anche per un’altra ragione, forse meno evidente: è stata adottata in violazione dell’art. 218 TFUE e in particolare delle prerogative del Parlamento europeo.(…) A prima vista, la Dichiarazione UE-Turchia non sembrerebbe un vero e proprio accordo internazionale.(…)
Emerge dunque che la c.d. “Dichiarazione” UE-Turchia è stata adottata in violazione dell’art. 218 TFUE, e particolarmente delle prerogative del Parlamento europeo. A ciò consegue che la Corte di giustizia potrebbe annullare, ex art. 263 TFUE, tale Dichiarazione (rectius, l’atto – virtuale- con cui il Consiglio europeo ha inteso adottare la Dichiarazione, cfr. sentenza Accordo Commissione-Stati Uniti, punti 13-17). Il Parlamento europeo avrebbe tutto l’interesse a proporre un ricorso avverso un atto che viola le sue prerogative, almeno in astratto. In pratica, però, può darsi che esso preferisca lo status quo: la Dichiarazione UE-Turchia rappresenta, secondo le intenzioni delle parti, una risposta emergenziale ad un problema di difficile soluzione. Non si può escludere che il Parlamento europeo abbia tacitamente accettato la conclusione di questo strumento in un quadro puramente intergovernativo, onde evitare di essere coinvolto in una questione tanto sensibile sul piano politico. Un tale atteggiamento remissivo, però, non mi parrebbe opportuno, specialmente in una fase di diffusa sfiducia verso l’Unione e, soprattutto, nel contesto di un accordo che ha ripercussioni drammatiche sulla vita di centinaia di persone. Se il Parlamento europeo intende davvero esprimere il “principio democratico fondamentale”, dovrebbe operare per tutelarlo, e assumersi le responsabilità ad esso conseguenti.

 

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