Il trattenimento di Gabriele Del Grande è un indebita compressione dei diritti che non trova fondamento nella disciplina speciale introdotta dallo stato di emergenza in vigore in Turchia.
Dopo il fermo amministrativo avvenuto in data 10 aprile 2017, Gabriele Del Grande è ancora trattenuto dalle Autorità turche che gli hanno negato ogni contatto con il proprio legale e con la propria famiglia.
Solo in data 18 aprile 2017 è stato autorizzato ad effettuare una telefonata, sorvegliato da ben 4 poliziotti, nel corso della quale ha dichiarato l’inizio dello sciopero della fame al fine di poter vedere riconosciuto l’esercizio del diritto di ricevere assistenza legale e di comunicare con i propri cari, nonché con le autorità diplomatiche.
Secondo quanto diffuso dagli organi di informazione si tratterebbe di una semplice detenzione amministrativa finalizzata all’espulsione, in quanto Del Grande si sarebbe trovato in una zona interdetta agli stranieri o comunque privo di adeguata autorizzazione all’esercizio dell’attività di giornalista, necessaria a seguito della proclamazione dello stato di emergenza nazionale. Non si tratterebbe quindi di un fermo di polizia e non risultano essere state formalizzate accuse a suo carico.
Ad oggi Gabriele Del Grande si trova in un centro di detenzione a Mugla, sul mar Egeo, dopo esservi stato trasferito dal primo centro di trattenimento in cui era stato condotto, situato nella provincia di Hatay, al confine con la Siria.
Diversamente da quanto riferito inizialmente, dunque, Gabriele non è mai stato ospitato in una guesthouse e si è sempre di fatto trovato in una condizione di isolamento, sottoposto a continui interrogatori secondo quanto dallo stesso riferito.
Solo dopo giorni di pressioni, il 19 aprile 2017, il Governo italiano ha finalmente deciso di inviare nel centro di detenzione il Viceconsole italiano ed un avvocato turco. Tuttavia, secondo quanto riferito dal Senatore Luigi Manconi in occasione di una conferenza stampa, né l’autorità diplomatica né il legale hanno avuto il permesso immediato all’ingresso nel centro e sarebbero stati invece autorizzati ad incontrare Gabriele Del Grande solo venerdì 21 aprile .
Si tratta di una indebita compressione dei diritti di Gabriele Del Grande, che non trova fondamento nella disciplina speciale introdotta dallo stato di emergenza in vigore nel Paese.
Se è vero che la Turchia, sulla base degli artt. 15 e 120 della propria Costituzione e secondo quanto previsto dall’art. 15 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, ha sospeso molti diritti e libertà fondamentali, tra le quali la libertà di circolazione e il diritto di difesa, tale compressione temporanea delle libertà fondamentali garantite dalla CEDU può avvenire solo nella stretta misura in cui la specifica situazione lo richieda, e solo ove prevista dai decreti emergenziali.
Non è questo il caso di specie, perché Del Grande non si trova in uno stato di fermo ma di semplice detenzione amministrativa e per tale ragione, nemmeno per effetto della dichiarazione di stato di emergenza, può essergli impedita la nomina e un colloquio con un avvocato di fiducia, nonché, tanto meno, l’assistenza delle autorità consolari, secondo quanto previsto dalla Convenzione di Vienna.
Evidenziamo che Gabriele Del Grande non ha mai rifiutato l’incontro con le autorità consolari e che, pertanto, le informazioni rese dalle autorità turche a riguardo si sono rivelate non veritiere, fatto che solleva non poche preoccupazioni in merito al suo stato di salute psicofisica, certamente aggravato dallo sciopero della fame, ormai al secondo giorno.
Chiediamo con forza che vengano accolte tutte le richieste avanzate dal legale nominato dai familiari di Gabriele Del Grande, Avv. Alessandra Ballerini, ed in particolare che:
- le autorità consolari italiane così come gli uffici di rappresentanza dell’Unione Europea in Turchia facciano tutto quanto è possibile per ottenere l’immediata liberazione di Gabriele Del Grande, cittadino italiano e dell’Unione Europea ingiustamente privato della sua libertà personale in Turchia;
- sia consentito l’ingresso nel centro delle autorità consolari italiane e dell’Unione Europea e che le stesse siano adeguatamente informate della situazione giuridica di Gabriele Del Grande;
- sia consentita la formalizzazione della nomina di un avvocato e la possibilità di accedere ai colloqui difensivi;
- sia consentito il contatto quotidiano tra Gabriele Del Grande e i suoi familiari;
- sia consentito l’ingresso nel centro di detenzione di Mugla di un medico di fiducia nonché di rappresentanti del Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della Tortura affinché possano anche essere verificate le sue condizioni psico-fisiche.
Chiediamo che senza alcuna condizione Gabriele Del Grande possa al più presto tornare in Italia e continuare il suo prezioso e coraggioso lavoro.
Un scrittore, un giornalista, un documentarista, dovunque egli si trovi, non può e non deve essere privato della sua libertà personale per il suo lavoro.
Il prolungato trattenimento di Gabriele, anche in stato di isolamento, gli interrogatori cui è stato ripetutamente e indebitamente sottoposto, il sequestro del suo telefono e dei suoi beni, dimostrano ancora una volta la drammatica situazione dei diritti umani in Turchia.
Difendere oggi Gabriele Del Grande è anche difendere le centinaia di persone silenziosamente perseguitate ogni giorno. Denunciamo il Governo e le Autorità turche per le ripetute violazioni dei diritti umani di uomini, donne, bambini, in ogni angolo del Paese, ed oggi anche di Gabriele Del Grande.
Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, Giuristi Democratici, Legal Team Italia, Antigone