Diritti negati al CPR di Palazzo San Gervasio. Report e raccomandazioni di ASGI

Il report nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Palazzo San Gervasio in Basilicata descrive una condizione di isolamento, in cui il diritto alla difesa viene ostacolato e in cui il diritto alla salute fisica e psicologica non viene rispettato.

La difficoltà di accedere a informazioni sulle condizioni di detenzione ci ha indotti a fare richiesta formale alla Prefettura per visitare la struttura. La visita si è svolta il 14 febbraio 2021. Parallelamente, ASGI ha formulato istanze di accesso civico generalizzato volte ad ottenere informazioni e dati in particolare con riferimento ai servizi. Da ultimo, l’accesso civico è stato riscontrato dalla Prefettura di Potenza con comunicazione del 6 aprile 2022 unitamente ai relativi allegati.

Tanto la visita quanto le risposte ai quesiti formulati da ASGI fanno emergere numerose e gravi criticità con riguardo tanto alle condizioni materiali del trattenimento quanto, e soprattutto, con riferimento al rispetto dei diritti delle persone trattenute. 

Isolamento fisico e telefoni requisiti

Il Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Palazzo San Gervasio è situato al confine tra Basilicata e Puglia nella estrema periferia del Comune. Nelle vicinanze non vi sono abitazioni ma solamente un distributore di benzina e un bar, oltre a diverse aziende.

Come da prassi attuata in diversi CPR, l’uso dei telefoni non è consentito o è estremamente limitato. Tutti i telefoni vengono sequestrati all’atto dell’ingresso e presi in consegna dall’ ente gestore che, secondo quanto precisato dalla Prefettura, provvede a custodirli all’interno di armadietti a ciò predisposti. 

Sono stati installati all’interno del CPR 12 apparecchi telefonici fissi ma, come dichiarato sia dalla Questura che dalla Cooperativa, non sono funzionanti per mancanza di linea. Di fatto, le persone trattenute possono effettuare chiamate per mezzo di due telefoni cellulari messi a disposizione dall’ente gestore con scheda acquistabile con il pocket money e privi di fotocamera come da disposizioni del Questore. Sempre per disposizione della Questura – per non precisate ragioni – la durata massima della telefonata è di 5 minuti. 

È stato anche precisato che le telefonate sono alternative all’accesso ad altri servizi offerti in modo quotidiano come la possibilità di tagliare la barba. Risulta che, nel CPR di Palazzo San Gervasio,  l’accesso alle comunicazioni con l’esterno e la libertà di corrispondenza, in violazione delle disposizioni del TU, non sono  garantiti in maniera piena.

Ostacoli al diritto di difesa

È purtroppo prassi consolidata del Giudice di Pace di Melfi far pervenire le comunicazioni attinenti le udienze con meno di 24 ore di preavviso e senza che sia data comunicazione del provvedimento con il quale la Questura procede alla richiesta di convalida e/o di proroga. Una prassi che crea evidenti difficoltà organizzative ai difensori e lede il diritto di difesa non consentendo uno studio adeguato del singolo caso, impedendo anche di avere un colloquio preventivo con il proprio assistito prima dell’udienza. 

Ad onor del vero, le informazioni raccolte attraverso interlocuzioni precedenti e successive alla visita e alcune “denunce” da parte di associazioni e avvocati, testimoniano che sono numerosi i casi in cui è stato reso difficile, se non addirittura impossibile, allo straniero trattenuto di effettuare la nomina di un difensore di fiducia sia prima, sia durante, sia dopo l’udienza di convalida del trattenimento.

Uso di psicofarmaci e diritto alla salute

Le maggiori patologie riscontrate all’interno del CPR riguardano disturbi comportamentali e problemi psichici. Per l’assistenza psicologica e psichiatrica è stato stipulato un Protocollo con l’Azienda sanitaria di Potenza. Il medico presente presso la struttura nel rispondere alle domande ha ammesso un massiccio utilizzo di psicofarmaci (Rivotril, Ansiolin, ecc.) da parte dei trattenuti. A detta sempre del medico, molte delle persone presenti nel CPR non sanno neppure la ragione della loro “detenzione” e questo è un fattore fortemente destabilizzante. Di fatto, il medico ha evidenziato carenze informative che incidono anche sullo stato psico-fisico dei trattenuti. Per quanto concerne il supporto psicologico fornito dal gestore del centro nel riscontro del 6 aprile 2022 la Prefettura riferisce che l’assistenza psicologica e psichiatrica è garantita come da capitolato d’appalto. Inoltre, in maniera significativa, riferisce che dal primo luglio 2021 non sono state effettuate visite/colloqui psichiatrici o psicologici dal personale dell’ATS. 


Il trattenimento dei cittadini stranieri al fine del loro rimpatrio costituisce un unicum tra le ipotesi di privazione della libertà personale, non motivata dalla commissione di un reato o finalità di prevenzione in quanto è una misura che non è necessariamente motivata da esigenze di tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico. 

I CPR non sono dei carceri. Per alcuni versi, questo indebolisce, piuttosto  che aumentare, le tutele dei soggetti che sono ristretti.

È quindi fondamentale che la società civile eserciti un ruolo autonomo di monitoraggio e supervisione in aggiunta a quello che la vigente legislazione demanda alla pubblica amministrazione in particolare laddove la stessa  non svolga efficacemente tale ruolo.

Altri report recenti di ASGI sui CPR:

Report accesso e monitoraggio CPR Milano, marzo 2022

Libro nero di ASGI sul CPR di Torino: Italiano – Inglese – Francese