“Asmat – Nomi”: un cortometraggio in memoria delle vittime del naufragio del 3 ottobre 2013

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In occasione delle iniziative legate alla Giornata della Memoria a Roma presso il Teatro de’ Servi il 26 gennaio (“Interferenze di memoria: per non dimenticare), e il giorno 27 presso l’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi (“Respingimenti e memoria dalla Shoah a oggi”), il Comitato 3 Ottobre e AMM-Archivio delle memorie migranti hanno presentato a Roma il cortometraggio “Asmat – Nomi” per ricordare le vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 al largo delle coste di Lampedusa e per sollecitare l’istituzione di una Giornata della memoria e dell’accoglienza

Le cifre della strage che si va consumando da anni nel Mediterraneo, a pochi chilometri dalle nostre coste, sono di solito affidate ad articoli o servizi televisivi costruiti sul panico generato da possibili “invasioni” o sulla pietà per i “disperati” che non sopravvivono alla traversata. Si tratta di cifre impressionanti, ma come tutte le cifre sono asettiche, fredde, piatte. Ci dicono qualcosa sulle dimensioni del dramma, ma poco o nulla sulle innumerevoli declinazioni soggettive, tante quante sono le persone in carne e ossa in viaggio verso la fortezza Europa. Gli attivisti del Comitato 3 Ottobre da più di un anno portano avanti una battaglia con le istituzioni italiane ed europee, che ha l’obiettivo di istituire una Giornata della memoria e dell’accoglienza e di dare un nome e un’identità certa alle tante vittime delle migrazioni, per trasformare quelle cifre in donne e uomini con storie particolari e progetti precisi, con famiglie e amici che li ricordano e li piangono.

Partendo dalle riprese di un flashmob organizzato a Lampedusa il giorno del primo anniversario del naufragio del 2013, il regista Dagmawi Yimer ha voluto contribuire a questa campagna con il cortometraggio “Asmat – Nomi”. Ecco, nelle sue parole, lo spirito con cui questo lavoro è stato realizzato:

In un attimo, in un solo giorno, il 3 ottobre  2013, tanti giovani che si chiamavano Selam “pace”, oppure Tesfaye “ speranza mia”,  ci hanno lasciato.

Diamo i nomi ai nostri figli perché vogliamo fare conoscere  al mondo i nostri desideri, sogni, fedi, il rispetto che portiamo a qualcuno o a qualcosa. Gli diamo nomi carichi di significati, così come  hanno fatto i nostri genitori con noi.

Per anni questi nomi, con il loro carico di carne e ossa,  sono andati lontano dal luogo della loro nascita, via dalla loro casa, componendo un testo scritto, un testo arrivato fino ai confini dell’Occidente. Sono nomi che hanno sfidato frontiere e leggi umane, nomi che disturbano, che interrogano i governanti africani ed europei.

Se sapremo capire perché e quando questi nomi sono caduti lontano dal loro significato, forse sapremo far arrivare ai nostri figli un testo infinito, che arrivi ai loro figli, nipoti e bisnipoti.

Malgrado i corpi che li contenevano siano scomparsi,  quei nomi rimangono nell’aria perché sono stati  pronunciati, e continuano a vivere anche lontano dal proprio confine umano. Noi non li sentiamo perché viviamo sommersi nel caos di milioni di parole avvelenate. Ma quelle sillabe vivono perché sono registrate nel cosmo.

Le immagini del film danno spazio a questi nomi senza corpi. Nomi  carichi di significato, anche se il loro senso è difficile da cogliere per intero.

Siamo costretti a contarli tutti, a nominarli uno per uno,  affinché ci si renda conto di quanti nomi  sono stati separati dal corpo, in un solo giorno, nel Mediterraneo.

“Asmat – Nomi” è stato realizzato dal Comitato 3 ottobre, in collaborazione con l’Archivio delle memorie migranti, la campagna “Verità e giustizia per i nuovi desaparecidos”, e il sostegno di Open Society Foundations, Amnesty International Italia, Emmaus, e la Chiesa di San Nicolò dell’Arena (Verona).

Per favorirne la più ampia diffusione possibile, promotori e regista hanno reso il cortometraggio visibile gratuitamente in rete, ai seguenti link:
Versione italiana
Versione inglese

 

Fonte: Archivio Memorie Migranti

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