Memorandum Italia – Sudan : il testo e il commento dell’ASGI

“ Uno strumento di natura politica illegittimo sia perché adottato al di fuori del controllo parlamentare sia perché sottratto alle procedure previste dalla fonti costituzionali, sovranazionali e nazionali.”

Il rimpatrio di una quarantina di profughi sudanesi lo scorso 24 agosto 2016 – prelevati a Ventimiglia, trasportati in Puglia all’Hotspot di Taranto e successivamente condotti, sempre coattivamente, presso lo scalo aeroportuale di Torino – ha messo in luce l’esistenza di un accordo tra Italia e Sudan, fortemente criticato dal Tavolo nazionale asilo.

In una replica affidata ad una intervista al quotidiano “Avvenire”  il Capo della Polizia, Prefetto Gabrielli, ha precisato che il Memorandum in questione, firmato lo scorso 3 agosto, è solo uno dei 267 accordi sottoscritti dall’Italia con altri Paesi al fine di ottimizzare la cooperazione di polizia non necessitante, pertanto, di alcuna verifica parlamentare.

Secondo l’ASGI l’accordo è un “ atto evidentemente politico, tale essendo la rilevanza dei temi oggetto del Memorandum” : per tale motivo deve essere sottoposto al vaglio parlamentare come prevede l’art. 80 della Costituzione italiana e doveva reso pubblico al momento della firma, per evitare la violazione dell’art. 10 comma 2 della Costituzione che impone la massima trasparenza sulle norme e sulle prassi adottate in relazione alla condizione giuridica dello straniero in Italia, volto ad evitare qualsivoglia ipotizzabile abuso da parte del potere esecutivo sui diritti della persona.
Il commento dell’ASGI al Memorandum Italia-Sudan.

 


Nota

Esula da questo scritto l’analisi del contesto in Sudan quanto al rispetto della pace, dei diritti umani e fondamentali della persona, delle libertà democratiche che, in base alla Costituzione italiana (art. 10, co. 3), devono essere garantite ad ogni individuo nel proprio paese e che, in mancanza di tale rispetto, legittimano il riconoscimento dell’asilo politico in Italia.

La tragicità degli avvenimenti passati e presenti in tale Paese africano sono tuttavia tristemente noti e, in questa sede, riteniamo sufficiente fare mero rinvio:

a) alla pagina internet della Corte Penale Internazionale dell’Aja relativa al Sudan  per indirizzare le prime ricerche di coloro che non conoscessero affatto lo stato della democrazia in Sudan e le vicende che hanno riguardato e riguardano l’attuale Presidente sudanese;

b) alla pagina internet di una delle principali fonti di informazioni utili a prendere valide decisioni sullo status di rifugiato, aggiornato giornalmente con dati e documenti provenienti dalla rete globale degli uffici distaccati dell’UNHCR, dai governi, dalle organizzazioni internazionali, regionali e non governative, dalle istituzioni accademiche e dagli organi giudiziari;

c) al recentissimo (agosto 2016) rapporto sul Sudan curato dal Danish Immigration Service e dal the UK Home Office, che utilizza la metodologia di indagine EASO. Esso concerne, tuttavia, solo la situazione ed il trattamento delle persone provenienti dal Darfur e dalle zone di Southern Kordofan e Blue Nile e dirette Khartoum.