Contestare quale reato un’attività di mero giudizio critico su un provvedimento normativo è del tutto estraneo ai canoni fondamentali dello Stato di diritto e fa arretrare la nostra società all’ancien regime ed ai periodi in cui vigeva il crimine di lesa maestà.
Apprendiamo dagli organi di stampa la notizia della contestazione del reato di vilipendio delle istituzioni della Repubblica (art. 290 c.p.) nei confronti dell’avvocato Gianluca Dicandia del Foro di Roma, contestazione che pare motivata dai giudizi critici da questi espressi verso il d.l. 13/2017 (cd. Minniti Orlando) convertito in legge 46/2017, nel corso di un sit in avvenuto a Roma il 20 giugno 2017. Da una nota della Questura di Roma si apprende che la denuncia a carico del legale sarebbe avvenuta invece per vilipendio delle istituizioni e minacce alle forze dell’ordine ma detta ricostruzione dei fatti è seccamente smentita dal portavoce di Amnesty International, organizzazione che aveva altresì indetto l’iniziativa.
Desta assoluto stupore il fatto che una mera e lecita esternazione di opinioni possa integrare il reato di vilipendio o altra fattispecie. A maggior ragione se consideriamo che, da quanto riportato, si tratta di meri giudizi di natura tecnica espressi da un professionista nei confronti di un provvedimento legislativo.Tutto ciò confligge con la libertà di manifestazione del pensiero di cui all’art. 21 Cost. e con la libertà di scienza di cui all’art. 33 Cost.
ASGI esprime profonda preoccupazione che nella delicata situazione socio-politica attuale si possa fare strada una allarmante tendenza a cercare di restringere la libera manifestazione del pensiero, “pietra angolare dell’ordine democratico” (Corte cost., sent. 84/1969), nonchè “cardine di democrazia nell’ordinamento generale” (Corte cost., sent. 126/1985).
Contestare quale reato un’attività di mero giudizio critico su un provvedimento normativo è del tutto estraneo ai canoni fondamentali dello Stato di diritto e fa arretrare la nostra società all’ancien regime ed ai periodi in cui vigeva il crimine di lesa maestà.
Come ricordano concordi le giurisprudenze nazionali ed europee la critica e la critica politica sono un modo di manifestare un pensiero diverso dal pensiero di altri, anche se si tratti di pensiero scomodo o irritante o minoritario.
La Cassazione ha più volte ricordato che la critica può assumere forme tanto più incisive e penetranti quanto più elevata è la posizione pubblica del destinatario anche perché quanto maggiore è il potere esercitato, maggiore è l’esposizione alla critica, poiché in ogni Stato democratico chi esercita poteri pubblici deve essere sottoposto ad un rigido controllo sia da parte dell’opposizione politica che dei cittadini.
Fiduciosi che l’operato dell’autorità giudiziaria porti chiarezza sulla effettiva dinamica dei fatti l’ASGI esprime la propria vicinanza all’avvocato Gianluca Dicandia.
Per approfondire
- Migranti, denuncia vilipendio: il commento di Amnesty International Italia
- Precisazioni di Amnesty International sulla nota diffusa dalla Questura di Roma
- Criticò il decreto Minniti: denunciato per vilipendio delle istituzioni. Legal Team Italia: solidarietà al collega Dicandia
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