Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Jucker ha presentatoil 23 settembre 2015 al vertice dei Capi di Stato e di governo una serie di azioni prioritarie da intraprendere entro i prossimi sei mesi per far fronte all’emergenza migrazione.
Per tracciare un quadro il più possibile esaustivo del punto della situazione attuale su come l’Europa sta affrontando l’emergenza rifugiati, è bene ricostruire quanto finora è stato fatto per risolvere questa crisi:
– l’UE ha triplicato la sua presenza in mare. Le risorse messe a disposizione dalle operazioni congiunte di Frontex, Poseidon e Triton sono tre volte quelle del passato. Sono state salvate più di 122 000 vite, 250% in più rispetto al passato;
– sono stati mobilitati fondi europei aggiuntivi a favore dei paesi che hanno risentito maggiormente degli ultimi flussi migratori. I fondi allocati sono pari a 70 milioni di euro di fondi di emergenza che si aggiungono ai 7 miliardi già stanziati per il quadro finanziario pluriennale 2014-2020 a supporto degli sforzi profusi nel campo della migrazione e nella gestione delle frontiere;
– sono stati raddoppiati gli sforzi contro i trafficanti di vite umane smantellando i gruppi organizzati;
– sono stati devoluti ulteriori finanziamenti alla crisi siriana. Sono circa 4 i miliardi mobilitati a favore di aiuti umanitari, allo sviluppo, economici, di stabilizzazione dell’area e di assistenza. Questi sono stati devoluti nei confronti della popolazione siriana ma anche nei confronti dei paesi al confine con la Siria che hanno preso in carico i rifugiati e li hanno accolti nelle loro comunità: Libano, Giordania, Iraq, Turchia e Egitto. Infine, 1, 8 miliardi di euro sono stati messi a disposizione del fondo fiduciario di emergenza per affrontare le cause profonde della migrazione irregolare in Africa.
– grazie alla solidarietà dimostrata dagli Stati membri nel Consiglio Affari interni del 22 settembre, si è trovato finalmente un accordo sulla ricollocazione di 160 000 mila rifugiati in Europa (40.000 passati più gli attuali 120.000). Quest’azione non andrà a beneficio soltanto dei rifugiatati ma anche dei paesi europei che si trovano in difficoltà più degli altri a causa della pressione migratoria esercitata ai loro confini.
Come dimostra il passato, le azioni nei momenti di emergenza sono efficaci ma servono misure di lungo termine che riducano le possibilità di una nuova emergenza umanitaria legata alla migrazione. Per questo motivo l’Unione europea sostiene alcune misure di lungo termine da intraprendere nei prossimi sei mesi. La priorità consiste nel dare supporto agli Stati membri nella gestione nazionale dei propri confini. Su queste misure si sono confrontati ieri i capi di Stato e di Governo dei 28 Paesi membri in un vertice informale. È stato trovato l’accordo sulle seguenti azioni prioritarie:
dal punto di vista operativo:
– è stato pienamente avviato il meccanismo di ricollocazione e sono attive le squadre di sostegno per la gestione della migrazione presso i punti di crisi (hotspot): le agenzie dell’Unione europea Frontex, EASO, EUROPOL ed EUROJUST metteranno del personale a disposizione degli Stati membri. Questi collaboreranno all’interno dei punti di crisi con il personale dello Stato membro per una migliore gestione del processo di identificazione, analisi e registrazione dei migranti in entrata in Europa. Il personale aggiuntivo dalle agenzie sarà solo di supporto. Saranno gli Stati membri ad elaborare e mettere in campo tutti gli aspetti operativi dei punti di crisi e ad assicurare il loro buon funzionamento. Il personale messo a disposizione dalle agenzie, inoltre, servirà a facilitare la comunicazione e il coordinamento delle operazioni tra Stati membri;
– nel caso di emergenze umanitarie potrà essere attivato il meccanismo di protezione civile europeo che quest’anno è stato attivato, per i migranti, su richiesta dell’Ungheria e della Serbia.
– Gli Stati membri potranno contare sulla possibilità di attivare le squadre di intervento rapido alle frontiere in caso di una pressione migratoria eccezionale. Il meccanismo prevede un’assistenza operativa per un periodo limitato. In prima linea ci sarà Frontex che metterà a disposizione degli Stati membri fondi e risorse tecniche e umane;
– servirà una normalizzazione delle regole di Schengen. Schengen può essere temporaneamente “sospeso” reintroducendo temporaneamente i controlli alle frontiere, ma gli Stati membri devono giustificare adeguatamente la loro scelta. La misura intrapresa, in ogni caso, dev’essere di breve termine.
– bisognerà intervenire alla radice del problema: la conferenza di alto livello sulle rotte dei paesi dei Balcani occidentali potrà essere l’occasione per discutere le responsabilità comuni nella gestione della pressione migratoria proveniente dai Balcani; allo stesso modo, con il vertice che si terrà a La Valletta l’11 e il 12 novembre 2015 si discuterà delle nuove priorità delle relazioni UE- Africa alla luce del fenomeno migratorio. Ovviamente l’UE continuerà a mantenere le relazioni con i suoi partner chiave UNHCR, il programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, l’OIM e la Croce Rossa.
Dal punto di vista legislativo: occorre soltanto attuare la legislazione europea già esistente in tema di asilo.
Per questo motivo la Commissione europea ha avviato 40 procedure di infrazione contro 19 Paesi membri, che non rispettano gli impegni sottoscritti in materia di sistema comune europeo di asilo.
Nel lungo termine dovremmo ottenere un sistema consolidato e permanente di:
– protezione delle frontiere europee: questo significa rafforzare Frontex e il suo mandato e cominciare a pensare ad un sforzo ambizioso ma necessario per la creazione di una guardia di frontiera e di una guardia costiera europea. La Commissione presenterà una proposta a dicembre;
– un sistema europeo a lungo termine per il reinsediamento e la ricollocazione: a marzo 2016 la Commissione presenterà agli Stati membri una proposta per un meccanismo di reinsediamento permanente. È già stata presentata una proposta su un meccanismo permanente di ricollocazione. Inoltre sarà presentata una proposta di riforma del regolamento di Dublino a marzo 2016;
– una politica credibile ed efficace di rimpatrio: la piena attuazione delle misure stabilite nel recente piano d’azione della Commissione in materia di rimpatrio dovrebbe ridare credibilità al sistema dell’UE. Questo richiederà una maggiore condivisione delle informazioni, l’aumento di risorse europee e degli Stati membri, il rafforzamento di Frontex e la collaborazione con gli Stati terzi;
– servirà discutere le misure da intraprendere per la migrazione legale, per questo la Commissione proporrà un nuovo pacchetto che includa la Carta blu nel 2016.
L’incontro informale di ieri ha dato dimostrazione di come il vento stia cambiando e sul fatto che ci si stia muovendo sul terreno di una rinnovata solidarietà non soltanto nei confronti dei rifugiati ma anche tra stessi Paesi membri.
Maggiori informazioni:
Il testo della Comunicazione della Commissione europea sulla gestione della crisi dei rifugiati
Allegato II: team di supporto alla gestione della migrazione che lavorerà negli hotspot
Allegato III: il meccanismo RABIT
Allegato V: i contributi degli Stati membri e della Commissione al World Food Programme
Allegato VI: il fondo fiduciario regionale (MADAD trust fund) in risposta alla crisi siriana
Allegato VII: Implementare il Sistema Europeo Comune di Asilo
Fonte : Commissione europea